Oggi faremo una breve carrellata sui principali dolcificanti più o meno tradizionali, cercando di capire quali è meglio usare e quali è meglio evitare.

Frutta fresca / disidratata

L’uso della frutta è un buon modo per dolcificare senza creare sapori troppo dolci che, come abbiamo visto, disturbano reni e milza.

La frutta fresca si può aggiungere alle varie preparazioni in pezzi, grattugiata o frullata, mentre la frutta disidratata (uvetta, prugne, albicocche, magari meglio lasciare datteri e fichi per un uso occasionale) si può frullare ed eventualmente diluire con un po’ d’acqua o bevanda vegetale se non fosse sufficientemente morbida.

Da un punto di vista energetico la frutta cotta ha un effetto molto rilassante.

Amasake

È un dolcificante molto equilibrato a base di cereali fermentati con il koji. Si trova già pronto o si può preparare in casa; ha un sapore dolce molto gradevole e non troppo forte. È un alimento fermentato e quindi ottimo anche per il nostro intestino.

Malto di riso

È un ottimo dolcificante anche per un uso quotidiano: è uno zucchero protetto, ovvero completo delle vitamine e sali minerali che servono per metabolizzarlo, con una percentuale di zuccheri semplici pari al 50%.

Si tratta di un dolcificante che è cibo in quanto ottenuto dalla fermentazione di riso e orzo; contiene maltosio, un disaccaride composto da due molecole di glucosio, e quindi immediatamente utilizzabile dal nostro organismo.

Sciroppo d’acero

Anche questo dolcificante rientra nella categoria cibo: contiene una percentuale di zuccheri semplici pari al 70%, viene estratto da piante che crescono in un clima freddo e questo lo rende più “yang” rispetto ad altri dolcificanti.

Contiene però saccarosio, e quindi fruttosio, e ha anche un sapore decisamente dolce, quindi meglio lasciarlo per le occasioni speciali. Ha il vantaggio di non contenere glutine.

Sciroppi di cereali

Sono dolcificanti piuttosto raffinati, contengono una percentuale di zuccheri semplici pari al 80% e sono il frutto di una doppia fermentazione e quindi sono molto più yin del malto.

Contengono inoltre fruttosio che, come abbiamo visto, ha tutta una serie di controindicazioni; l’unico vantaggio è che, a differenza del malto, non contengono glutine e quindi sono adatti a chi ha problemi di celiachia.

Miele

Ha il vantaggio di essere un prodotto naturale e di rientrare nella categoria cibo, ma ha una serie di aspetti che lo rendono indicato per un consumo saltuario: ha un sapore molto dolce, contiene un’elevata percentuale di zuccheri semplici (85%) e ha una forte componente yin, in quanto è ottenuto dalla parte più yin del fiore, il polline, ed è frutto di una fermentazione.

Polioli / polialcoli

Sono dolcificanti estratti da piante e lavorati in laboratorio. Nelle etichette li troviamo con il finale in -olo (sorbitolo, mannitolo, xilitolo, maltitolo, eritritolo). Spesso vengono consigliati perché tendono a non favorire la formazione di carie e non impattano sulla glicemia, possono però avere un effetto lassativo e hanno un sapore troppo dolce che li rende molto yin.

Stevia

È un altro dolcificante che va molto di moda perché non ha calorie e non impatta sulla glicemia, ma ha un effetto molto forte sull’organismo. Ha un sapore 300 volte più dolce dello zucchero ed è ottenuta da un processo di sintesi in laboratorio partendo dalle foglie di una pianta di origine tropicale, tutti aspetti che la rendono molto yin.

Agave

È un altro dolcificante che sarebbe meglio evitare in quanto estremamente raffinato e ad alto contenuto di zuccheri semplici (99%) e in particolare fruttosio, con tutte le conseguenze negative che abbiamo già visto, oltre ad avere un sapore estremamente dolce che indebolisce reni, milza e pancreas.

Zucchero

Sullo zucchero credo che ormai si siano già spese tante parole: non è un alimento, sono solo zuccheri semplici non protetti.

Esso causa infiammazione e umidità nell’organismo (di cui risente particolarmente la milza) e indebolisce il sistema immunitario (è stato dimostrato che lo zucchero riduce la capacità degli anticorpi di difenderci dai batteri).

È sicuramente da evitare, così come lo sciroppo di glucosio, tanto usato dall’industria alimentare.

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