Il mondo dei dolcificanti è un vero ginepraio: ormai ne esistono tantissimi, spesso dai nomi impronunciabili, e ognuno reclama il diritto di essere meglio degli altri. Come possiamo orientarci?

Se li osserviamo da un punto di vista energetico, possiamo dire che in genere i dolcificanti sono sbilanciati verso lo yin e quindi una prima buona domanda da farci potrebbe essere: quanto è yin e quanto è yang? Infatti, più è yin e più tenderà ad avere un effetto espansivo e creare debolezza.

Un’altra domanda interessante potrebbe essere: quanto è dolce? Sappiamo infatti che il sapore troppo dolce indebolisce i reni, sede della nostra forza vitale, e gli organi dell’energia Terra, soprattutto il pancreas e la milza, che è parte integrante del nostro sistema immunitario.

Una terza domanda potrebbe essere: è cibo o chimica? Anche questo è un aspetto molto importante perché gli zuccheri, per essere metabolizzati, richiedono la presenza di vitamine e sali minerali (è il caso dei cosiddetti “zuccheri protetti”). Se noi usiamo abitualmente dolcificanti che non sono cibo, e quindi non contengono né vitamine né sali minerali, il nostro corpo attingerà alle nostre riserve per poterli metabolizzare.

Passando ora a una visione più chimica, una prima cosa importante da sapere è che il nostro corpo è in grado di utilizzare un solo tipo di zucchero, il glucosio, e quindi qualunque altra forma di zucchero che ingeriamo deve essere scomposta e trasformata in glucosio per poter essere assimilata.

Parlando invece di nomi, quando si parla di zuccheri possiamo trovarli indicati come carboidrati, glucidi o saccaridi, che a loro volta si dividono in:

  • Monosaccaridi (glucosio, fruttosio, galattosio)
  • Disaccaridi (saccarosio formato da una molecola di glucosio e una di fruttosio, lattosio formato da una molecola di glucosio e una di galattosio e maltosio formato da due molecole di glucosio)
  • Polisaccaridi

Possiamo inoltre distinguere tra:

  • Zuccheri semplici ad assorbimento veloce e quindi con un impatto notevole sulla glicemia e con uno scarsissimo potere saziante, nel senso che entrano subito in circolo e il loro effetto si esaurisce in pochissimo tempo;
  • Zuccheri complessi (in genere derivati dai cereali) ad assorbimento più lento.

Per quanto riguarda il fruttosio, è importante fare una precisazione: a differenza degli altri zuccheri, che vengono assorbiti direttamente dall’intestino tenue, il fruttosio deve essere metabolizzato dal fegato per poter essere trasformato in glucosio. Di conseguenza, consumare grandi quantità di fruttosio “libero”, ovvero non contenuto nella frutta, a lungo andare può causare gravi problemi al fegato, ad esempio la steatosi epatica non alcolica, ma anche interferire con il buon funzionamento dell’insulina, causando problemi di insulinoresistenza, e della leptina, l’ormone che regola il senso di sazietà, aprendo la strada a problemi come l’obesità.

Settimana prossima passeremo in rassegna i principali dolcificanti, cercando di evidenziarne i pro e contro!

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